L’analisi del mercato evidenzia numerose realtà operanti nell’ambito dell’economia circolare con un approccio design-oriented. In termini generali, un potenziale competitor è Materially, azienda milanese che promuove percorsi di trasformazione aziendale all’insegna della sostenibilità a partire dai materiali. Materially è una vera e propria agenzia di consulenza, specializzata soprattutto nel settore tessile, che non si limita però a redigere documenti strategici atti ad evidenziare tutte le azioni da intraprendere per una gestione più “green” dell’azienda; offre infatti anche servizi di networking e ricerca sui materiali a tutte quelle aziende che necessitano di “aggiornare” la propria filiera. Krill Design, sempre a Milano, è un’entità più ibrida e affine a rehub. È infatti una startup che promuove processi di economia circolare progettando e producendo oggetti mediante stampanti 3D FDM, e utilizzando speciali filamenti composti da PLA, PHA o PHB caricati con polvere di caffè o bucce di arance (rifiuti di tipo organico). L’azienda ha stretto interessanti collaborazioni sia con chi produce questi scarti, che con i brand specializzati nel design di oggetti per la casa, con i quali sviluppa collezioni ad hoc (vedi ad esempio “Sicily (R)evolution”, in collaborazione con San Pellegrino e Seletti). Krill Design segue tutte le fasi della produzione: quella di ricerca sui materiali e sui processi di trasformazione, per poter riutilizzare i rifiuti dei propri clienti e⁄o aziende partner; quella di progettazione⁄design dei nuovi prodotti; infine, la fase di produzione vera e propria dell’oggetto finale. Un’altra interessante realtà è GoodWaste (Londra), un laboratorio che progetta e produce oggetti utilizzando scarti di lamiera forata, Corian e cera. A differenza delle precedenti realtà imprenditoriali, GoodWaste non si rivolge al mercato B2B ma direttamente al mercato B2C, vendendo i suoi prodotti in piattaforme online e in una serie di store associati; organizza inoltre workshop e piccoli incontri per promuovere una gestione sostenibile dei rifiuti edili. FOCUS VETRO: le aziende sopracitate sono principalmente specializzate nel tessile (Materially), nel settore dei rifiuti organici (Krill Design) e in quelli edili (GoodWaste); non è invece facile trovare realtà specializzate nella promozione e nello sviluppo di progetti circolari sul vetro. Le cause sono principalmente da ricercare nella falsa percezione che il vetro possa essere totalmente riciclato, quando in realtà solo gli imballaggi di vetro sono riciclabili (nel circuito CoReVe); inoltre per processare il vetro è necessario un forte know-how e, soprattutto, strumenti normalmente costosi ed energivori. A Murano esiste qualche piccola fornace che riutilizza gli scarti interni per decorare piccoli oggetti, come cornici o fermacarte; si tratta però di esempi isolati in cui ci si limita a rifondere il vetro, senza avere il minimo controllo sulla resa finale e senza una vera e propria progettualità. Molti di questi progetti inoltre non sono veramente “circolari” ma semplici operazioni di marketing, in quanto, ad un’attenta analisi, non utilizzano vero e proprio materiale di scarto. Lo studio di design Fucina Frammenti ha promosso qualche progetto circolare nell’isola di Murano, tentando di dare uno scopo alle “galotte”, ovvero ai “cappelli” di vetro degli oggetti soffiati, che poi vengono tagliati e rimossi per ottenere vasi e bicchieri. Alle galotte, Fucina Frammenti assembla una parte in legno, creando nuovi oggetti per la casa. Esteticamente interessanti, questi prodotti non prevedono però una reale manipolazione della materia, che semplicemente viene adattata ad altri scopi (fondamentalmente decorativi). Si evidenzia quindi un “vuoto” nel settore vetro, che non è giustificato dalla mancanza di richiesta: sempre più spesso i grandi marchi della moda (come Dior, Armani o il gruppo LVMH) e dell’arredamento promuovono piccole collezioni o singoli oggetti in vetro, trainati da un forte interesse per questo materiale e per l’artigianato. Questi brand sono alla costante ricerca di prodotti nuovi e unici per potersi distinguere; sono inoltre molto attenti alle tematiche green e sempre più spesso richiedono alle vetrerie certificazioni che attestino la provenienza dei materiali, la loro tossicità e⁄o l’utilizzo di energie da fonti rinnovabili, perché sanno perfettamente che il cliente finale è sensibile a queste tematiche e premia i brand più attenti.