Il mercato dell’edilizia è un mercato chiuso, dotato di pochi players che ne detengono il controllo. Il segmento nel quale vorremmo addentrarci è quello della produzione di ceramica, per la precisione pavimentazione ceramica. Questo settore, in Italia, conta un fatturato di circa 514 milioni di euro (dati Confidustria Ceramica 2017): in Europa l’Italia si posiziona al primo posto per la produzione di piastrelle, grazie alle 147 aziende presenti. Ma ci sono dati che aiutano a capire la portanza del mercato in questione: nel 2017 circa 340 milioni di metri quadrati sono andati all’estero mentre “solo” 83,7 milioni sono rimasti in Italia, per il mercato domestico. Questo significa che le esportazioni del settore delle piastrelle in ceramica italiane supera l’incredibile percentuale dell’ 80% di esportazioni. Secondo una ricerca condotta dall’Osservatorio nazionale per l’industria delle piastrelle, per conto di Confidustria Ceramica, rispetto ai 430 milioni di piastrelle prodotte nel mondo, nel biennio 2018-2019 ci sarà una variazione di circa il +2%. Come già detto il mercato comprende cifre importanti: il fatturato totale 2016 dei produttori di piastrelle italiani raggiunge i 5,4 miliardi di euro, un valore molto vicino ai 5,5 miliardi del 2008, prima della crisi dell’edilizia, valore raggiunto nel 2017. Molto positivo è l’andamento degli investimenti in macchinari e tecnologie che nel settore raggiungono il 7,4% del bilancio annuale: valore che esprime fiducia nel futuro. I produttori si stanno dotando delle nuove tecnologie di stampa digitale su piastrelle e di impianti per produrre grandi lastre, anche grazie agli incentivi fiscali di industria 4.0. Questi dati incoraggianti spingono innovare il settore sulla base di un processo rivoluzionario che consente di ottenere materiali ceramico-cementizi, mantenendo le elevate prestazioni, abbattendo i costi ed i consumi energetici. Il maggiore distretto della ceramica è collocato nel centro-nord dell’Italia, nell’Emilia-Romagna. Le materie prime utilizzate sono prevalentemente di origine estrattiva, quali meta caolino, caolino, feldspato e altri minerali, che necessitano di numerose lavorazioni e un consistente quantitativo di acqua, aumentando il loro costo. Attualmente, le maggiori aziende operanti nel settore, utilizzano processi produttivi energivori: basti pensare che la cottura tradizionale per la produzione di ceramica supera i 1200°C, il che si traduce con elevati costi combustibile.